
Martedì 23 giugno alle 22.30 ha debuttato #SalToNotte: un nuovo appuntamento via streaming del Salone del Libro di Torino; una sorta di scia del fortunatissimo #SalToExtra, ma con nuove declinazioni. Il direttore Nicola Lagioia: “Questa è una nuova avventura del Salone: sarà un viaggio in Italia che ci vedrà insieme sino a fine luglio. Stiamo vivendo un periodo complicato, in cui non si comprende dove stiamo andando. Non è facile nemmeno capire noi stessi in questo tempo, il nostro rapporto con il mondo: è come se la pandemia ci avesse messo in contatto con una parte di noi che non ascoltiamo spesso e che merita attenzione.” #SalToNotte nelle sue sei puntate viaggerà avanti e indietro per l’Italia : Torino, Napoli, Roma, Milano: “Entreremo in librerie, musei, biblioteche, gallerie d’arte – continua Lagioia– dove incontreremo personaggi del mondo della cultura, librai, editori.”

Il format è composto da diversi blocchi, di cui alcuni sono rubriche fisse, come “Dall’oggi al domani: le parole per dirlo”, curata da Loredana Lipperini e “Carosello”. Poi , lo scheletro vero e proprio del programma: incontri approfonditi con gli autori come da tradizione del Salone, inframezzati da “pillole” più rapide e dinamiche con altri scrittori, in una formula già testata con successo a #SalToExtra.
Presenza fissa ed elemento di grande vivacità in costante scambio con Lagioia per tutta la puntata è “Casa Buendìa”, redazione del programma composta da tre scrittori italiani: Claudia Durastanti, Francesco Pacifico e Giordano Meacci. Un’interazione costante, puntuale e brillante per ritmo e acume a commento e integrazione dei vari panel proposti.

E ora, il racconto della prima puntata, blocco per blocco.

Si entra nel vivo in modo simbolicamente significativo: la parola va a tre librai indipendenti di Torino che raccontano la loro esperienza durante il lookdown. Lagioia: “Quanto ci sono mancate le librerie durante la pandemia! Io, se non avessi avuto l’edicolante e il libraio di quartiere non avrei proprio imparato a godere della lettura, perché a casa mia non entravano quotidiani e libri, questo mi ha cambiato la vita. Le librerie sono luoghi in cui si fondano comunità.” Beatrice Dorigo, de “La gang del pensiero”: “Quest’anno la libreria ha compiuto 20 anni: è stato un periodo di rinascita e di evoluzione, nella pandemia abbiamo capito che la cosa più importante era restare in contatto con i nostri clienti. Attraverso Facebook abbiamo realizzato piccoli video di lettura di fiabe, siamo stati, quindi, presenza e supporto, aiutando l’intrattenimento dei più piccoli.” Rocco Pinto, “Il ponte sulla Dora”: “Dopo lo sbandamento iniziale, abbiamo deciso di coinvolgere il nostro quartiere, Borgo Rossini. Ci siamo appoggiati alle edicole per la distribuzione; con una ragazza abbiamo combinato consegne dei nostri libri e torte realizzate da lei. Visto che per due mesi non sono uscite novità, si è riscoperto il catalogo; in quelle giornate non c’erano orari e ho notato una grandissima attenzione alla prossimità, all’aiuto al negozio di quartiere. E’ stato bello vedere come i librai si siano sostenuti a vicenda: questo mondo sta cambiando e in meglio.” Sara Lanfranco, “Libreria Therese”: “In tempo di COVID fare comunità è stato difficile, così ci siamo inventati una cosa semplice: una videochiamata per i nostri clienti a cui noi aprivamo la libreria appositamente.”

E’ il momento della virologa Ilaria Capua, con la presentazione del suo “Il dopo” (Mondadori). Lagioia: “L’aspetto interessante di questo libro è il collegamento virus- sostenibilità, come sostenuto anche da Quammen in “Spillover”. La presentazione della Capua è un excursus fra le parole che ci hanno accompagnati nella pandemia,”Parole contagiose”, come le definisce la virologa. Concetti scientifici che fino a ieri ci parevano lontani e materia destinata ai soli esperti e che, invece, hanno fatto irruzione nel linguaggio comune, monopolizzandolo. La conclusione merita di essere citata: “Credo che le crisi non vadano sprecate, esiste una cornice d’argento anche attorno alle nuvole più nere. Ora c’è in ballo una trasformazione importante che ci chiama in causa per diventare protagonisti non più solo del problema, ma della soluzione.”

A Ritanna Armeni e al suo “Mara. Una donna del novecento.” (Ponte alle Grazie) è dedicata la prima pillola de “I libri della notte”. “All’inizio pensavo di scrivere un testo collettivo su un gruppo di donne che avessero aderito alla marcia su Roma, poi di trovare una biografia singola che fosse esemplare della condizione femminile durante il fascismo. Alla fine, ho capito che dovevo cercare e tirare fuori da me questo personaggio e raccontarlo come lo vedevo, così è nata Mara.” Continua la Armeni: “Seppur intrecciata con quella degli uomini, credo che la storia della donne sia autonoma: contrariamente a ciò che si crede, anche durante il fascismo le donne hanno coltivato sogni di libertà ed emancipazione.”

Arriva il momento di Loredana Lipperini e della sua rubrica: “Stiamo attraversando un evento che finora non è narrabile. Qualcosa di epocale ma che ci ha trovati impreparati nel parlarne, verso cui siamo quasi afasici. In questo spazio parleremo di questa difficoltà con diversi autori che stanno già ragionando su quanto ci è accaduto.” Prima ospite, la filosofa Donatella Di Cesare con il suo “Virus Sovrano” (Bollati Borighieri). “Siamo ancora immersi in questa catastrofe che già sta cambiando il modo di vedere e le prospettive del presente. Questo evento è extra sistemico al capitalismo, che non sappiamo come reagirà. Si tratta di uno scenario inedito, in cui siamo privi di coordinate interpretative. Nel libro ho provato a cercarle, ponendo delle questioni.” Un tema basilare è quello delle disuguaglianze: “Il virus le porta allo scoperto in un modo che ci appare quasi sfrontato. Certo, abbiamo scoperto di essere vulnerabili, ma non lo siamo tutti allo stesso modo.” Continua la filosofa: “ La povertà non ci muove più alcuna compassione, il povero per noi è un buco nel bilancio, un consumatore fallito.”. Un tema dalle implicazioni gigantesche, insomma, che coinvolge anche la realtà dei rapporti filtrati esclusivamente da uno schermo, la mancata condivisone dello spazio pubblico e le sue implicazioni politiche e civili. E, se l’altro è il pericolo, visto solo come potenziale portatore di contagio, allora il concetto d’identità può farsi estremo, conducendo a nuove forme di razzismo e ad una contrapposizione con un malato sovranismo del soggetto.

Passiamo a “Carosello” che ospita Valerio Berruti con “L’abbraccio più forte” (Gallucci), nato da un progetto solidale per un ospedale COVID nelle Langhe, a Verduno. Si tratta di 770 disegni, realizzati durante la pandemia e il lockdown, l’Autore: “Questo libro è un flip book: facendo scorrere le pagine si crea un effetto che simula l’animazione e il movimento.” Quello di un abbraccio sempre più stretto. Ancora Berruti: “I disegni sono accompagnati da un testo bellissimo e poetico di Piero Negri Scaglione, scrittore mio conterraneo.”

Si ritorna in studio a Torino, a La Centrale Nuvola Lavazza, con un incontro fra Lagioia, Fabio Geda e Don Ciotti per la pubblicazione di “L’amore non basta” (Giunti Editore). Geda: “Si tratta sia di un’autobiografia personale che collettiva: c’è un “Io”, che è Don Luigi Ciotti e un “Noi”, incarnato dal Gruppo Abele e da Libera con i suoi centinaia di operatori”. Don Luigi ripercorre il suo percorso di emigrante a Torino, in cui visse con la famiglia in un baracca per i primi tempi. “A 17 anni incontrai un uomo su una panchina che cambiò la mia vita: un medico divenuto barbone che mi parlò del fenomeno della droga fra i giovani. Tre anni dopo nacque il Gruppo Abele. Ho voluto raccontare 55 anni di storie con la strada come protagonista; vicende impensabili che meritano di essere conosciute.” Si ritorna al tema del cambiamento, prendendo spunto dal titolo del volume: “L’amore è essenziale, ma non quello che ha a che vedere con possesso e individualismo. Per un vero incontro, è imprescindibile l’empatia, il mettersi nei panni dell’altro. Cambiamo rotta verso un nuovo umanesimo declinato al plurale.” Non poteva mancare un riferimento ai ragazzi: “Hanno bisogno di punti di riferimento veri, coerenti, credibili, molto concreti: non bastano solo le connessioni, essenziali sono le relazioni.”

Seconda pillola de “I Libri della notte” vede protagonista Il Terzo segreto di Satira e “La paranza dei buonisti” (Longanesi): “Il libro è un anti manuale per aiutare i buonisti a sopravvivere nell’era del sovranismo. Ogni capitolo è composto da un’introduzione, un episodio di riferimento e dei test.” Si tratta di un passaggio dallo schermo alla carta: “Siamo un collettivo di 5 registi che hanno sempre realizzato video di satira politica e sociale. All’inizio eravamo spaventati da questo cambio di canale espressivo, ma poi abbiamo diviso il lavoro fra noi, anche correggendoci a vicenda, mettendoci alla prova.”

Ultimo panel della serata, l’incontro fra Vanni Santoni e Michael Pollan, uno dei più importanti giornalisti scientifici viventi. Tema, il suo “Come cambiare la mente” (Adelphi), in cui si tratta la riscoperta della cultura psichedelica. Santoni: “I media nell’ultimo decennio ne hanno parlato in modo più sobrio, meno isterico e di certo il contributo di Pollan è stato rivoluzionario. Da molto tempo, infatti, nessun autore così stimato ne trattava; in più, il suo è un saggio che è anche divertente e piacevole per il lettore.” Pollan: “Dagli anni ’50 a metà dei ’60, queste sostanze sono state usate con successo per trattare problemi mentali come depressione, dipendenza o ossessione. Poi, sono state associate esclusivamente ad una narrativa negativa abbinata alla contro cultura e al movimento contrario alla guerra in Vietnam. Così, i media hanno seguito quella tendenza e la scienza non ha più investito nella ricerca, perché era considerato un campo deplorevole.” Poi, intorno agli anni 2000, lo scarto: “Nuove ricerche hanno condotto a buone evidenze, così i media hanno cambiato ancora approccio. Un fenomeno di cui sento di far parte.” Ma come è visto l’uso degli psichedelici al di fuori di ambiti medici? Pollan afferma che si tratta di un tema ancora molto controverso, ma sostiene che tutti siamo dipendenti da un comportamento o da un’abitudine e queste sostanze favorirebbero il cambiamento. L’esperienza mistica romperebbe, cioè, la rigidità di pensiero con una sorta di shock fluido, creando nuovi comportamenti, come un riavvio della mente. Il libro non contiene solo teoria, ma anche l’esperienza diretta del giornalista che ha assunto psichedelici sotto la supervisione di esperti che lo hanno affiancato fisicamente durante gli effetti.

La chiusura è affidata a Marco Pautasso che legge una poesia di Alda Merini “Ci sono notti che non accadono mai”. Sarà una consuetudine trovare un testo poetico o un aforisma che si ricollega alla città ospitante, alle emozioni e ai temi trattati durante la puntata.

Eccoci arrivati alla fine: in poco di più di due ore è stata attraversata una grande varietà di temi, ma non c’è pesantezza, solo voglia del prossimo appuntamento. #SalToNotte torna martedì 30 giugno da Napoli, presso Palazzo Zevallos Stigliano delle Gallerie d’Italia. Qualche anticipazione sugli ospiti: Alessio Forgione, Gipi, Esther Safran Foer con Elena Loewenthal, Nino D’Angelo a dialogo con Valeria Parrella, Thomas Piketty con Annamaria Testa e Loredana Lipperini. Appuntamento, come sempre, su https://www.salonelibro.it e sui suoi canali Facebook e YouTube.