“Vite in tempesta” di Antonella Matranga

Vite in tempesta” di Antonella Matranga (Castelvecchi Editore) è un romanzo di formazione: Mara, la protagonista diciottenne, agisce in un arco temporale di circa un anno, da fine 1984 a metà 1985.

Un periodo che cambierà nel profondo la ragazza, traghettandola dal post adolescenza all’età adulta attraverso esperienze forti, a tratti crude, destinate a lasciare segni indelebili, nel bene e nel male. Il cuore del libro sta proprio nel processo, faticoso, arzigogolato, spesso contraddittorio, di crescita e scoperta di sè della ragazza.

Mara intraprende un impegnativo viaggio interiore, alternando slanci a ritrosie e molto del racconto si spende nel rendere questo suo essere “pendolo”, specchio dell’instabilità spesso caratterizzante quelle fasi dell’esistenza. Nel romanzo la graduale costruzione dell’emancipazione della protagonista è tema centrale: il rincorrersi dei fatti, degli episodi, del flusso adrenalinico e continuo della vita della ragazza lo rendono sotteso, ma è chiaro sia il motore dell’intera vicenda, sua linfa vitale e irrinunciabile.

Mara pian piano scopre quanto la forchetta fra aspettative sociali e la propria personalità sia ampia. Dovrà imparare ad accettarsi, a maneggiare il disagio che la sua diversità le causa per arrivare a rivendicare con orgoglio se stessa e trovare la forza di perseguire scelte fedeli alla propria natura.

Presente anche l’argomento del rapporto sentimentale tossico: rappresentato da un uomo prepotente, anafettivo, per cui Mara è giocattolo, strumento, con la giovane al contrario sottomessa, accecata dal sentimento e dalla poca autostima.

Fondamentale nella trama è la dimensione relazionale fra ragazzi: per Mara il percorso di autopercezione/consapevolezza inizierà quando entrerà a far parte di un gruppo di coetanei. Il rapporto con loro sarà profondo, continuo e pregno di reciproca solidarietà e presenza. Il confronto, costante grazie al dialogo e al molto tempo condiviso, sarà mezzo di crescita principe. In particolare, si rivelerà cruciale la complessa dinamica fra lei e due ragazzi: Federico e Danilo, a loro volta amici fraterni da sempre.

Matranga ben rende la routine di un gruppo di ventenni: la vitalità instancabile, gli eccessi, le fragilità, le provocazioni. La scuola, l’amicizia, la scoperta del sesso e i vari modi di viverlo, gli scontri, le affinità, la voglia di crescere contrapposta alle insicurezze… tutto vive nel romanzo. Il risultato è un racconto dal ritmo fluido (io ho letto il libro in un giorno), condotto con una scrittura piana mirata a dipingere con tratti lineari e ricorrenti/coerenti ogni personaggio, incasellandolo in un dato ruolo nelle dinamiche e rapporti di forza del gruppo.

Da segnalare, infine, due elementi. L’ambientazione barese, Bari è quasi un personaggio aggiuntivo: rafforza situazioni e momenti abbracciando i protagonisti con i suoi paesaggi e, viceversa, soffocandoli con le aspettative sociali giudicanti e dai ruoli rigidi, con la mentalità chiusa della sua gente. E poi, la musica: punteggia la vicenda amplificando emozioni personali e momenti d’insieme. Spesso sono riportati tratti di testi, ovviamente scelti con pertinenza rispetto all’ambientazione temporale del romanzo, che creano un insieme coerente, immergendo il lettore in quei primi anni ‘80.

Tirando le fila: “Vite in tempesta” racconta un percorso all’insegna della sofferta evoluzione di sè, del prezzo e valore dell’autenticità opposta ad aspetti di comodo, a steccati ed aspettative sociali, nonché ai giudizi conformisti, ipocriti, ciechi ed omologanti.

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