“Sole amaro” di Lilia Hassaine

La storia di una famiglia di immigrati algerini in Francia raccontata attraverso due generazioni nell’arco di tempo di un ventennio, compreso fra gli anni ’60 ed ’80 del Novecento. La vicenda collettiva del nucleo familiare, insieme a quelle personali di ogni suo membro, si fonde e fluisce con la storia sociale, di costume, di liberalizzazione sessuale, di evoluzione della condizione femminile proprie del periodo. Nel mezzo, elemento catalizzatore d’attenzione e centro narrativo del libro, un segreto riguardante gli ultimi figli. Una scelta dettata dalle diverse aspettative e possibilità di vita derivanti dalle disuguglianze sociali fra famiglie di origine. La voce del sangue, però, possiede una forza istintiva non soffocabile ed è in grado di scovare ogni pertugio per scorrere, libera ed impetuosa, incurante di ogni steccato posticcio.

“Sole amaro” è un romanzo corale, in ogni senso: sia perchè composto da numerose presenze, sia perchè specchio di epocali cambiamenti collettivi. Attraverso ogni personaggio il lettore ne vive una data parte: esemplare rappresentazione della rivoluzione dei costumi saranno le storie opposte della prima e ultima figlia di Naja e Said, i cui esiti contrari saranno proprio determinati dal contesto mutato nel corso degli anni. Tema saldo nel libro è proprio la condizione della donna, da una parte quella tradizionale algerina dell’epoca, asfittica, rigida e servile, dall’altra quella in definizione degli anni ’60 e di rottura e rivendicazione, poi.

Tutto ciò arriva al lettore con naturalezza, tramite il vivere di ogni personaggio, reso con una narrazione asciutta e fluida. La scrittura è semplice, essenziale, misurata per mettersi a servizio del racconto senza orpelli. Hassaine porta in scena gli attori del romanzo con equilibrio: sono un insieme profondamente legato, eppure spiccano anche singolarmente, senza che nessuno farsi ombra grazie ad un costante scambio e dialogo. Ognuno è definito dalle proprie caratteristiche nel muoversi e agire, ma spesso anche per confronto o contrasto rispetto agli altri.

Altro argomento cardine del libro è, ovviamente, la condizione di immigrato: per la prima generazione significa perdersi, non essere più davvero algerini ma nemmeno francesi, trovando appartenenza solo in se stessi. La seconda, invece, passa dal desiderio e bisogno d’integrazione, vera fiamma interiore e motore della smaniosa costruzione di futuro, alla disillusione strisciante che spezza ed annienta nel fare i conti con una società cronicamente settaria e non inclusiva. Ben rende questa parabola discendente e traditrice la storia dei primi alloggi popolari nei dintorni di Parigi (ambientazione di gran parte del racconto) incarnazione del passaggio da speranza di un nuovo modo di vivere e condividere a luogo di incuria, abbandono, condanna alla marginalità.

In conclusone, “Sole amaro” è un romanzo molto denso che vive di realtà, speranza e cocenti risvegli, evoluzione e regresso, ma anche di una bella umanità, a volte luminosa, seppure sempre in bilico fra slancio e chiusura. Vicende di un’epoca la cui eco, non solo in Francia, ci riguarda ancora molto da vicino, avendo prodotto contraddizioni, discriminazioni e nodi ancora oggi incistati nel nostro tessuto sociale.

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