
Una bambina scopre di aver avuto una sorella, morta prima della sua nascita: da quel momento, ogni sua certezza, profondamente fondata su quello che riteneva un rapporto esclusivo con i genitori, crolla. Si apre per lei una nuova consapevolezza che la strappa troppo precocemente ai pensieri lievi dell’infanzia, portandola a sviluppare una visione del mondo caratterizzata da un marcato e disincantato cinismo. Con questa sorella, fissata dalla morte in una dimensione di eterna bambina, la protagonista sviluppa una sorta di scambio segnato dall’assenza e dall’enorme necessità di sapere qualcosa del suo carattere: sarà per lei un’ombra indefinita, a cui riesce a rapportarsi solo attraverso un’intima, difficile, sofferta messa in discussione di se stessa dentro un lesivo quanto imposdobile e malato confronto. La Ernaux usa uno stile asciutto, chirurgico, senza il minimo fronzolo per descrivere questa destabilizzazione esistenziale, tanto che al lettore pare di assistere ad un auto seduta psicoanalitica del personaggio. In tutto questo, un ruolo centrale e’ rivestito dalla figura della madre, con cui la protagonista sviluppa un rapporto densamente ambivalente, conflittuale eppure di grande affetto, sconvolto, rivoltato per sempre dall’aleggiante presenza-assenza della sorella. L’Autrice confeziona un testo dall’intensità incredibilmente marcata e costante, il cui perno sono le profonde riflessioni che elabora sul complesso universo relazionale della famiglia e su quanto e come le dinamiche di queste relazioni, si riverberino, segnandola, per tutta l’esistenza di una persona.