
Da mercoledì 19 a domenica 23 aprile si è svolta, presso Rho Fiera Milano, la prima edizione di “Tempo di libri”, la nuova fiera dell’editoria voluta e promossa dal’ AIE (Associazione Italiana Editori), dopo la discussa separazione, avvenuta nei mesi scorsi, dallo storico Salone del libro di Torino.
Le impressioni: la manifestazione è stata ben organizzata, a partire dall’accoglienza per chi aveva fatto domanda d’accredito che trovava subito il proprio pass stampa pronto direttamente in biglietteria, senza attese. Il programma d’incontri e presentazioni è stato ricco e variegato, prettamente incentrato su libri usciti di recente, con un occhio particolare alla dozzina finalista dello Strega (i cui titoli, peraltro, sono stati annunciati proprio durante l’evento). Non sono mancati ospiti internazionali di grande spessore e richiamo: David Grossman, Edna O’Brien (intensissima e splendida), Luis Sepùlveda, Asor Rosa, solo per citarne alcuni. I grandi editori l’hanno fatta da padrone nel computo totale degli incontri, ma, data l’organizzazione AIE, era sia comprensibile che prevedibile; vedremo più spazio per i piccoli editori fra un mese al Salone, fa parte della differenziazione fra i due appuntamenti. Ottima la realizzazione e distribuzione del programma cartaceo e la pianta di localizzazione degli stand; personale sempre attento, cordiale e pronto a fornire informazioni. Purtroppo non si è registrata una grande affluenza: fino a venerdì era abbastanza scarsa, sabato e domenica buona ma lontana dagli abituali “carnai” del weekend torinese. A ragione di ciò, meritano menzione le parole di Renata Gorgani, presidente de La Fabbrica del Libro a capo dell’evento: “Fiera Milano aveva come disponibilità di date, oltre a quelle scelte, solo un’alternativa a strettissimo ridosso del Salone di Torino: abbiamo optato per queste perché sarebbe stato poco opportuno andarci così vicini nei confronti della sua storia e tradizione.” Assolutamente centrata anche un’altra sua osservazione: “Vivendo queste giornate, ci siamo resi conto che avrebbe giovato ad affluenza e vitalità di Tempo di libri prolungare l’orario d’apertura sino alle 21-22, sfruttando nel programma di conferenze la fascia dalle 18 in poi”. In una città dai ritmi lavorativi allungati come Milano, sarebbe stato quasi ovvio farlo. Molto ha pesato anche l’assenza delle scuole (erano chiuse per via del lungo ponte festivo): i numeri sarebbero stati nettamente più alti se, come d’abitudine in questi contesti, le scolaresche fossero venute in visita al mattino.
Conclusioni: se l’annunciato dialogo con Torino non dovesse portare alla riunificazione, Tempo di libri ha buonissime potenzialità future: la struttura fisica di Rho Fiera è di gran livello, il lavoro dei curatori è stato attento e centrato; era normale qualche ingenuità giovanile e sono state di certo lezioni apprese. Forse un po’ di originalità in più, anche nell’aspettovisivo dell’allestimento dei padiglioni (anche se di certo conta più la sostanza che l’apparenza quando si parla di libri) avrebbe portato più personalità e riconoscibilità, eliminando la sensazione di un doppio fisico del Salone. Penso anche che sarebbe un’idea anche puntare maggiormente sul coinvolgimento della città, magari con una notte della lettura il sabato, sul modello del “Fuori Salone” (del mobile). In realtà un “Fuori tempo di libri” c’è stato ma è apparso troppo debole e slegato dal programma principale. In sintesi: vendersi meglio senza penalizzare gli appassionati abbassano il livello degli incontri, ma creandone altri in città dal maggior appeal, sfruttando la naturale predisposizione milanese ad un tono più accattivante.