Lise, donna nubile intorno alla trentina dalla vita grigia e ripetitiva votata al lavoro, viene ritrovata morta il giorno successivo essere partita per una vacanza all’estero. Questo epilogo è rivelato sin dalle prime righe del romanzo, impostando la narrazione come un attento esame dei fatti a ritroso, una sorta di giallo al contrario.
Tale scelta mantiene costantemente alta l’attenzione del lettore, stimolato da una curata e continua serie di dettagli che nutrono in lui ipotesi, dubbi e, soprattutto, attesa.
Lise è un personaggio che, nonostante la sua tragica e subito nota fine, non muove empatia, risultando spesso urticante in quanto sgarbata, eccessiva e dedita al giudizio. Bramosa dell’altrui approvazione sino allo spasimo, quando non la ottiene diventa subito pronta ad affossare l’interlocutore con sdegnosa superbia.
Tutta la trama si regge su un costante senso di ambiguità, in cui azioni e pensieri della protagonista mancano di definizione, in una surreale e crescente spirale di nonsense che chi legge cerca di condurre a una logica razionale.

Il ritmo del racconto è veloce, privo di pause, avvolge grazie ad una scrittura del tutto messa al servizio dell’azione che la esalta.
Il cuore della vicenda è un frenetico vagare, una fumosa ricerca di cui solo Lise conosce lo scopo e che si sviluppa in un vortice incoerente in ogni direzione come una scheggia impazzita. Ciò crea disorientamento e, al contempo, curiosità.
Il finale, ben orchestrato, farà chiarezza, spiazzando in modo amaro e restituendo collocazione e significato ad ogni elemento.
Una lettura agile, originale, un’ opera scritta da Muriel Spark nel 1970, in grado di costruire una dimensione onirica in cui trattare l’abisso della solitudine che deraglia in quello ancora più oscuro dell’alienazione.

Scheda: “Biglietto di sola andata” di Muriel Spark (titolo originale: “The Drivers’ Seat”), traduzione di Monica Pareschi, Adelphi Edizioni, luglio 2025, pagine 106, euro 16,00.