Una famiglia, composta da madre, padre, figlia, e due livelli temporali, distanti fra loro 40 anni, per raccontarne la storia.
Questi i temi base del romanzo: il non detto, i conflitti fra convenzione sociale e autenticità umana, tra la scelta tra vivere davvero o l’uniformarsi alle aspettative e il nodo dello scegliere per i figli in base a cosiddetti “principi morali”.
Inizio anni ‘80: Dawn ed Heron sono una giovane coppia britannica, sposati più per conformismo che altro, con una bambina di tre anni, Maggie. Nella vita di Dawn, sin dalle primissime pagine del romanzo, entra una nuova conoscenza, una ragazza di nome Hazel: presto sarà chiaro ad entrambe che la natura di ciò che le lega va oltre l’amicizia. Che fare? Sacrificarsi alla morale comune per non dare scandalo o scegliere la sincerità con tutto ciò che ne potrebbe conseguire. E ancora: sull’altare di un’astratta normalità, si può sacrificare anche il legame di sangue più profondo?

2022: Maggie è ormai una donna con la propria famiglia, alla prese con gli alti e bassi del matrimonio e l’educazione dei figli. Il padre Heron affronta una diagnosi medica infausta, ma sceglie di non informare la figlia.
Il romanzo si muove a cavallo fra le due epoche, incrociando gli avvenimenti, fino a renderli un unico insieme coerente nell’ultima parte dove troveranno scioglimento i pesanti nodi del non detto.
Si tratta di un libro molto profondo, a tratti straziante. Claire Lynch fonde una storia familiare, con tutti i risvolti psicologici individuali, a quella sociale. Nella parte ambientata nel passato, vediamo le ghettizzazione-emarginazione-umiliazione delle donne omosessuali e in quella presente l’evoluzione del comune sentire (e menomale!) sul tema. La famiglia protagonista porta sulla sua pelle appieno le ferite vive e brucianti figlie dello stigma originario e di una scelta che l’ha resa impermeabile al cammino del progresso intergenerazionale.
Il sottaciuto, protagonista del libro, si riverbera anche nella scrittura da cui spesso trasuda lo slancio emotivo trattenuto, l’emotività monca, l’empatia sconosciuta quanto impraticabile. Ben messo in scena è anche il contrasto, reso in maniera fine, fra i personaggi di Dawn e Heron, con lo slancio della prima contrapposto alla ligia immobilità del secondo.
Il tutto evitando toni eccessivi di rabbia o vendetta, ma dando voce al dolore emotivo e allo spaesamento propri dell’esperienza vissuta. In Dawn e Heron, seppur nell’enorme differenza d’intenderlo, è chiaro il comune orizzonte: il volere darsi totalmente a Maggie per il suo bene. Ma chi può decidere cosa è “bene”? E a quale prezzo?

Lettura molto consigliata perché profonda, potente, eppure anche delicata nel racconto della quotidianità. Estremamente autentica nell’attraversare temi esistenziali e sociali di grande caratura che riguardano l’universalità della natura umana.
Scheda: “Una questione di famiglia” di Claire Lynch, Fazi Editore, luglio 2025, pagine 216, euro 18,50.