“La vita normale” è un caleidoscopio di veloci istantanee, fulgidi lampi in grado di esprimere il più profondo spirito della natura umana, colto durante il flusso degli eventi.
Un insieme omogeneo di piccoli racconti, la maggioranza dei quali tratta di processi in Corte D’Assise in Francia, seguiti dall’autrice in presa diretta.

Le brutture più truci e crudeli della società, i vertiginosi abissi dell’individuo si alternano a contesti di segno opposto. Il respiro ampio, creativo, stimolante e d’eccellenza del mondo intellettuale, la bellezza etera e assoluta di Venezia, dove Yasmina Reza possiede una casa, in cui tutto può essere poesia.
Si passa spesso da una dimensione all’altra e il contrasto netto scorre ghiacciato sulla pelle del lettore.
Reza usa lo stile della drammaturgia: compone scene in veloci pennellate dal tratto deciso, passando poi a rendere i fatti e le presenze umane in modo asciutto.
Non c’è traccia di ricamo stilistico: la narrazione si regge sulla forza della realtà esaltata e resa prorompente da una scrittura aguzza, sagomata con precisi e affilati colpi d’accetta.
Alla base del libro sono evidenti l’acuto e qualitativamente prezioso spirito di osservazione della scrittrice, nonché il fine lavoro di sottrazione e limatura nella resa scritta. Pregevole la capacità di individuare ed isolare, dentro il prolungato insieme temporale dei fatti raccontati, il nocciolo nascosto, essenziale, il cuore della sostanza umana di chi ha davanti.

Yasmina Reza ci consegna una lettura acuta, capace di ferire e, insieme, illuminare. Luce e sangue convivono una perfetta commistione che tanto dice del nostro tempo: del logorio dell’individuo, del ruolo spesso tossico della famiglia, d’imperanti ipocrisie morali e dell’illusione che esista una Verità univoca nei fatti umani.
Scheda: “La vita normale” di Yasmina Reza, Adelphi Edizioni, maggio 2025, pagine 190, euro 19