Non è una biografia, ma un atto di verità e di analisi verso una figura, quella di Moana Pozzi, estremamente sfaccettata.
Il testo non possiede l’impianto classico della stretta ricostruzione temporale, bensì il pregio di andare a scavare nelle peculiarità uniche del vissuto della Pozzi e, soprattutto, nella sua individualità.
Inevitabilmente, aspetto pubblico e dimensione privata si mischiano nel libro, ma col fine (raggiunto) di comunicare e ricostruire come in Moana fossero conseguenti l’uno all’altra, ma anche separatissimi.
Pellas nel suo saggio costruisce un collage completo (ed è questo che lo fa essere una lettura consigliabile) che, pezzo dopo pezzo, compone la poliedricità di Moana Pozzi: umana, pubblica, privata, sociale, politica.
Moana è un’icona, ma assolutamente non confinabile alla dimensione di pornostar. Intelligentissima, colta, elegante, perfettamente a proprio agio in salotti intellettuali, così come in quelli popolari televisivi. Dotata di un eloquio che ipnotizzava in grado di andare oltre la fisicità prorompente. Insomma: non proprio il prototipo di persona che ci si aspetterebbe nel contesto del porno che, infatti, ha bypassato nonché, nel contempo, sdoganato.
“Tutto deve brillare” come un collage si diceva: sì, perché nel libro sono presenti anche diversi contributi, fra saggi ed interviste, che sono un focus ulteriore, diciamo uno zoom, su aspetti specifici della storia di Moana. C’è chi l’ha conosciuta, chi analizza la sua figura in base ai propri ambiti di studio, chi ha condiviso il suo stesso ambiente di lavoro e anche un’intervista alla figlia di Bettino Craxi (con cui la Pozzi ebbe una relazione). Tutti contributi centrati, interessanti, in grado di aprire la visione della persona e del personaggio su più livelli. Segnalo l’intervento di Jonathan Bazzi che credo colga molto nel segno.
La scrittura della Pellas scorre, si fa leggere, animata da determinazione nel comporre un ritratto fedele e unitamente mossa dall’affetto verso colei che racconta.
Piacevolissime le numerose citazioni letterarie presenti nel libro: evocative, pertinenti, cornice coerente e in grado di creare un contesto che accompagna e armonizza il racconto.
Scrivere di Moana significa anche scrivere di un’epoca (i ruggenti anni ‘80), nonché di società. La Pellas riesce a tenere insieme tutto senza forzature, rendendo quel flusso di più componenti meticciate e fuse che caratterizzò la vita della Pozzi. Società, si diceva: Moana portò alla luce ipocrisie, combattè (con corpo e mente), arretratezze culturali, rivendicando sempre e fieramente il suo lavoro come una scelta libera e offrendo un nuovo paradigma: da donna oggetto a donna che sceglie e si autodetermina… sì, anche attraverso la strada del porno.
Società fa anche rima con politica e la Pozzi ne fu sia vicina tramite Craxi che, poi, componente attiva candidandosi al Parlamento e a sindaco di Roma. Anche qui Pellas racconta con tono e misura giusti, mettendo l’accento sulle capacità dialettiche e sulla purezza ideologica di Moana.
L’autrice si destreggia bene anche nel riportare gli aspetti più misteriosi della parabola della Pozzi (che qui non svelo per chi non ne avesse già sentito parlare). Non ci sono voyeurismo, leva sulla curiosità, strizzatine d’occhio a sensazionalismi vari, smania della ricerca della rivelazione (magari forzata) inedita, ma aderenza alla realtà, ai dati conosciuti, misura, rispetto luminoso e intellettualmente assai onesto della Pellas.
Tirando le fila: un libro che consiglio perché esaustivo, libero, fedele al vero (bibliografia e materiali d’archivio alla mano) sentito, capace di tenere insieme, con tatto un’esistenza pienissima, straordinaria per intensità e varietà e, soprattutto, non etichettabile.
Scheda: “Tutto deve brillare. Vita e sogni di Moana Pozzi” di Francesca Pellas, Blackie Edizioni, maggio 2024, pagine 192, euro 21