“Il mio idolo in fiamme” di Usami Rin

Akari è una ragazza sedicenne giapponese che, pur disponendo di una normale posizione sociale, vive ai margini. Il mondo reale pare scorrerle attorno lasciandola impermeabile: non si integra, nè desidera farlo, il suo è un vuoto esistenziale accompagnato da un piattume emozionale. Inerte di fronte alla vita, prova un profondo e costante senso di inadeguatezza. L’unica eccezione è la passione per il cantante di una boy band: Masaki.

Akari sa vivere solo attraverso la devozione assoluta che prova per lui. Quel poco con cui viene a patti con la realtà è strettamente funzionale al procurarsi il denaro per i concerti o per acquistare il merchandising del suo idolo.

Non brama, come usualmente fanno i fan sfegatati di qualcuno, un incontro privato o una relazione con la persona oggetto d’ammirazione. Ad Akari basta che Masaki esista, perché da lui si sente rappresentata nel mondo. Per lei è sufficiente un rapporto a senso unico, schermato dalla tecnologia.

Il romanzo, che nel 2021 ha vinto il Premio Akutagawa in Giappone, ben rende l’universo desolato della sua protagonista, cucendole addosso un contesto specchio e radice del suo disagio. La famiglia, sebbene consapevole dei problemi d’integrazione e relazionali della ragazza, la tollera a fatica. La sorella alterna solidarietà a rifiuto, mentre la madre, genitore di riferimento data l’assenza del padre che lavora all’estero, vive la figlia con freddezza, imbarazzo e vergogna. La scuola prova a porre rimedio alla sua apatia, ma senza metterci un coinvolgimento umano. Idem la responsabile del lavoro part time della ragazza. In questo modo, Usami Rin riesce a dipingere contemporaneamente una protagonista sfuggente e un’umanità che si ritrae di fronte al diverso, una società che mette in atto protocolli freddi, di cui oltretutto si compiace, senza coglierne l’ipocrisia e l’inefficacia.

Il libro ha diversi pregi: il ritmo narrativo molto rapido, sorretto da una lingua semplice e immediata. In questo romanzo la voce della protagonista è tutto e lo stile si sagoma alla perfezione sia sulle caratteristiche del personaggio che su quelle della comunicazione contemporanea, mettendo in scena scambi in chat e testi destinati ad Internet con uno scarto efficace nella scrittura. Un altro merito è il finale, di cui ovviamente non rivelo niente, tranne il suo essere non prevedibile, il che è sempre un pesante punto a favore nell’economia di lettura.

“Il mio idolo in fiamme” (Edizioni e/o) è un viaggio dentro uno spazio oscuro che può parere come un’ossessione straniante, ma in cui i livelli di vero significato sono volutamente stratificati e non evidenti, a resa di come la complessità personale rifugga semplificazioni categorizzanti e la verità risieda nell’unicum dell’evoluzione del vissuto.

Scheda: “Il mio idolo in fiamme” di Usami Rin, Edizioni E/O, marzo 2024, pagine 144, euro 17

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